Dal 64 al 68 d.C.
L’incendio del 64 distrugge, insieme a gran parte della città, l’intero quartiere. Dopo questo evento, secondo un nuovo piano urbanistico, inizia la costruzione nella valle e sulle colline circostanti della nuova reggia nota con il nome di Domus Aurea. Scompaiono la Meta augustea con il compitum, i due antichi santuari, mentre la via diretta al Foro permane, ma con quote e orientamento diversi da quelli dell’antichissimo tracciato che per otto secoli aveva accompagnato la salita al colle. Questo nuovo asse è ricalcato ancora oggi dall’attuale via Sacra .
Lo scavo ha restituito ovunque impressionanti tracce dell’incendio ed ha consentito di individuare:
- le spoliazioni di tutti gli elementi di pregio o riutilizzabili della Meta Sudans e delle Curiae Veteres, sepolte poi sotto scarichi di terra e di cocciame;
- le opere di bonifica successive alla catastrofe, che nella valle prevedono un rialzamento dei piani di calpestio di oltre 4 metri, ottenuto mediante scarichi di detriti edilizi, e verso il Palatino il taglio della pendice che si arresta all’altezza della domus tardo-repubblicana/ augustea. Qui le maestranze neroniane si sono trovate di fronte alla fitta maglia di murature del I secolo a.C. che hanno rasato o che hanno riutilizzato, elevando pareti in laterizio sulle loro fondazioni e lasciando sul terreno, alla fine dell’operazione, le stratigrafie della fine del IV secolo a.C. Tale intervento rispondeva alla finalità di uniformare le quote raggiunte nella valle con quelle ora stabilite per questo primo tratto del declivio collinare;
- i blocchi edilizi della Domus Aurea, disposti lungo la via verso l’Esquilino e quella diretta al Foro, rettificate e ornate di portici. I corpi di fabbrica consistono in un sistema di porticati e terrazze realizzati intorno allo stagnum, nell’area occupata in seguito dal Colosseo, dalla maglia sostruttiva dell’atrio-vestibolo che dalla Velia raggiunge la valle, e, lungo il versante Palatino, da grandi aule e da un insieme regolare di vani semipogei disposti a pettine e lunghi corridoi, che sorreggono una terrazza addossata al taglio della collina. Gli ambienti seminterrati e la soprastante terrazza annullano il salto di quota creato per regolarizzare il pendio. Su di essa in questa età, o in quella immediatamente successiva, viene realizzato un secondo piano (che non si è conservato), servito da un diverticolo che si diparte dalla via verso il Foro e attraversa a mezza costa la pendice orientale del Palatino dirigendosi verso il Circo Massimo. La strada sigilla le rovine degli ambienti più orientali della domus tardo-repubblicana/augustea. Nessun intervento edilizio è previsto nell’ampia zona a monte di questo asse, forse nel progetto destinata a giardino.
Foto: cantiere della Meta Sudans, Area I: la scalinata di accesso alla platea del tempio restaurato da Claudio, su cui poggia un blocco della cornice obliqua del frontone rinvenuto nella posizione di crollo; i gradini in travertino carbonizzati testimoniano la violenza dell’incendio.