Santuario delle Curiae Veteres

Dalla  fine  del  VII  secolo  a.C.  al  64  d.C.

Le prime tracce di questo secondo santuario rimandano anch'esse ad un momento iniziale dell'occupazione del sito in epoca storica. Doveva trattarsi di un edificio in parte in pietra. I resti combusti della struttura sono stati ritualmente sepolti, insieme ad ex voto ed altri oggetti di culto, tra il 570 ed il 560 a.C., quando in seguito ad un incendio si dovette ricostruire il santuario.

Nelle ultime campagne (2014-2017), è stato riportato in luce un altro tratto del muro di recinzione delle Curiae veteres, analogo a quello del 540 a.C. rinvenuto nella valle del Colosseo, consentendo di chiudere il temenos del santruario anche ad Ovest. E’ stato inoltre possibile individuare le dinamiche che caratterizzano tra tardo VI, V e IV secolo a.C. la vita del luogo di culto. Si tratta della realizzazione di contrafforti e colmate che innalzano periodicamente i piani d’uso, articolando gli spazi in platee disposte su diversi livelli. Nel corso di questi interventi vengono sepolti, spesso  ritualmente,  arredi (grandi bacini e dolii), vasellame fine utilizzato nel culto, resti di sacrifici e di pasti evidenziati da numerosissime ossa, spesso limitati al solo cranio (prevalentemente di bovini), e frammenti della copertura (tegole e coppi dipinti), e della decorazione architettonica dei tetti (lastre decorate a rilievo, sime, cornici, antefisse, gocciolatoi), spettanti agli edifici che immaginiamo all’interno dell’area sacra (oikoi, hestiatoria, aedes?), in occasione di un loro restauro o rifacimento. 

Ulteriori interventi di restauro sono testimoniati per le epoche successive, fino a che l'intero complesso sarà monumentalizzato in epoca augustea e giulio claudia, per poi bruciare nel 64 d.C. Nel corso dell’ultima campagna di scavo è emerso un antico pozzo per la captazione dell’acqua, rivestito con lastre di cappellaccio munite di pedarole. L’impianto verrà sigillato con rito proprio in età cesariano-augustea, quando l’acqua portata in fistulae raggiungerà la Piazza del Colosseo (fontana Meta) e questo lembo di Palatino. Dal pozzo sono emersi numerosi reperti: osso lavorato, un cospicuo numero di astragali, e centinaia di brocche intere, molte corredate da iscrizioni sul collo riferibili a nomina di gentes di epoca tardo repubblicana.

Per questo santuario è stata avanzata l’ipotesi che si tratti delle Curiae Veteres, il complesso che la tradizione scritta attribuiva a Romolo e che Tacito menziona come terzo vertice del pomerio della città palatina.

Cantiere della Meta Sudans, Area I: contesto votivo arcaico; peso da telaio in impasto rosso e kyathoi miniaturistici in bucchero. Dalle Curiae Veteres, metà del VI secolo a.C.; 

Al centro, cantiere Palatino NE, area II: frammento di decorazione architettonica, menade danzante; Curiae Veteres, inizi del V secolo a.C.;  a destra Palatino NE, area II, frammento di coppa attica a figure rosse di eccezionale qualità. Della decorazione interna resta parte di una figura femminile volta a sinistra  che regge una coppa o una brocchetta (V a.C.).

Foto in alto: cantiere della Meta Sudans, Area I: muro di recinzione delle Curiae Veteresa. fase della metà del VI secolo a.C in blocchi di cappellaccio; b. fase di tardo VI secolo a.C. in blocchi regolari di cappellaccio; c. fase di inizio I secolo a.C. in blocchi di tufo litoide lionato; d. fase di età augustea in opera laterizia.

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