Domus Aurea

     

64 - 68 d.C.

L’incendio del 64 segna la fine della vocazione almeno in parte residenziale dell’area. Sulle rovine dei quartieri e degli edifici combusti gli architetti di Nerone, Severo e Celere, impongono un nuovo piano urbanistico, che prevede un innalzamento di oltre 4 metri dei piani di calpestio, la realizzazione di strade ortogonali, la creazione di portici e terrazze intorno al lago, o stagnum, come viene definito dalle fonti, creato al centro della valle. 

I ritrovamenti pertinenti a questa fase hanno contribuito a precisare la planimetria dell'impianto: lo specchio d’acqua si rivela essere il centro  ordinatore dell’intero sistema, intorno ad esso ruotano il padiglione privato dell’Oppio, il solo sinora comunemente noto come Domus Aurea, il ninfeo del Celio, la Domus Tiberiana sul Palatino, che rimane la residenza pubblica. Un intero settore urbano diventa così parte della residenza imperiale, architettonicamente rivoluzionaria, che si estende dal Palatino alla Velia, dall’Esquilino al Celio, secondo i modelli delle residenze dei dinasti ellenistici.  

La viabilità principale della Domus Aurea nella valle. In arancio pieno le strutture rinvenute nello scavo

In alto: visualizzazione 3D del paesaggio della Domus Aurea visto da Est. 

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